In principio era il manoscritto

Le tecniche dell'editing in un workshop che ha visto protagonisti gli allievi e i loro racconti

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uando l’autore ci dice che ha lavorato nel raptus dell’ispirazione, mente. Genius is twenty per cent inspiration and eighty per cent perspiration.
Non ricordo per quale sua celebre poesia, Lamartine scrisse che gli era nata di getto, in una notte di tempesta, in un bosco. Quando morì, si ritrovarono i manoscritti con le correzioni e le varianti, e si scoprì che quella era forse la poesia più “lavorata” di tutta la letteratura francese.»

L’aneddoto è illuminante. A raccontarlo è Umberto Eco nello scritto Postille a “Il nome della rosa” apparso per la prima volta su Alfabeta (n. 49, giugno 1983) e successivamente riproposto in posizione paratestuale nelle diverse ristampe del romanzo. Perspiration è il concetto chiave su cui richiamare l’attenzione, letteralmente sudore, ossia fatica. Quella che occorre quando, conclusa la fase creativa della scrittura, ha inizio lo step più rigoroso della riscrittura per correggere e portare il testo a vero compimento. In una parola, editing.

Alle tecniche dell’editing abbiamo dedicato il workshop In principio era il manoscritto, che si è tenuto presso la Libreria San Paolo di Napoli. Per ringraziare i miei allievi, pubblico qui alcuni dei loro racconti compiuti, frutto delle nostre esercitazioni.

- Dolce bambina mia di Gabriele Iaconis
È una storia noir narrata in presa diretta. Due i protagonisti, entrambi senza nome, genericamente indicati come “l’uomo al volante” e “l’uomo con lo stuzzicadenti”. La trama si rivela poco a poco attraverso i loro dialoghi. Ne deriva che il gettito delle informazioni è affidato alla mimesi più che alla diegesi, e ciò conferma lo stile cinematografico della scrittura che Gabriele ha scelto per questo racconto.

L’uomo al volante raddrizza lo specchietto retrovisore e accende l’aria condizionata.
L’andatura è lenta, tranquilla, da crociera.
La strada scorre buia e silenziosa, solo i fari dell’auto ne squarciano l’oscurità come due grandi torce. Ai lati soltanto alberi e cespugli che talvolta invadono la lingua d’asfalto restringendo ancor di più la carreggiata.
«Sai, non credevo di sentirmi così?» dice all’improvviso l’uomo al volante al compagno che gli sta di fianco.
«Così come?» gli risponde l’altro mentre mastica uno stuzzicadenti. [leggi tutto]

 

- Ecco! di Ketti Martino
Le regole del mercato editoriale sono al centro di questa storia che racconta le frustrazioni di un’autrice che non accetta compromessi e resta ferma sulle proprie posizioni. È un tirare la corda che si concluderà con un gesto risolutivo che sa non di maturità, bensì di inutile testardaggine. Il tutto si svolge sotto gli occhi del lettore, in una perfetta coincidenza tra tempo narrato e tempo della narrazione.

La giacca blu con gli aloni di sudore all’altezza delle ascelle evidenzia il mio disagio. Mentre l’ascensore apre le porte sul settimo piano, lancio un’occhiata furiosa alle lancette ferme del mio orologio e capisco che il ritardo con cui mi presento all’appuntamento farà aumentare la mia agitazione.
L’editore Erminio Romei mi accoglie nel suo studio, sbracato su una poltrona di pelle bordeaux; calvo, con un’incipiente pinguedine nascosta dalla camicia azzurra da ferroviere, fuma avidamente un avana e spinge nel vuoto i grossi anelli di fumo. [leggi tutto]

 

- Attesa di Maria Marmo
Per una prima consistente parte la narrazione, che è in forma analettica, gioca a rimpiattino con il lettore, lo tiene in pugno senza farsi prendere. Benché il racconto sia affidato a una voce fuori campo, la scrittura reca il punto di vista della protagonista, un’adolescente facile alle imprecazioni e al turpiloquio. Lo stile presenta un naturale sdoppiamento nel momento in cui la parola passa all’inserto giornalistico, semaforicamente segnalato con un cambio di font.

I corpi erano due: in una pozza rossa, all’angolo del bar inaugurato da poco, giacevano immobili da qualche minuto. La scena era stata atroce. Erano in giacca e cravatta, eleganti, piuttosto giovani, e andavano verso il locale chiacchierando tranquilli, dopo aver posteggiato con una sola manovra la Lancia Beta sul lato sinistro del marciapiede, in direzione dell’autostrada.
I primi tre colpi erano venuti dall’interno del bar, sparati l’uno dopo l’altro, terribili, uno schianto anche per lei che subito si era precipitata alla finestra ancora con il dentifricio fra i denti. [leggi tutto]

 

Anna Petrazzuolo

 

 

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