Marinella e Napoli: quando la comunicazione si veste di cultura

Distanze Lab presenta la nuova brochure di E. Marinella srl, strumento che celebra la lunga tradizione delle famose cravatte, ma senza perdere di vista l'attualitą

 

 

 

 

di Anna Petrazzuolo

 

Un marchio di eccellenza, quando decide di proporsi con una brochure, può anche rinunciare all’autoreferenzialità e generosamente omaggiare la città a cui ha da sempre legato la propria immagine. Il racconto della città rappresenta il cuore pulsante del progetto E. Marinella e Napoli, opuscolo illustrato che Distanze Lab ha realizzato per il celebre atelier fondato nel 1914 dal capostipite Don Eugenio Marinella. Introdotto dalla prosa del giornalista Pietro Treccagnoli, il libretto rifugge da ogni compiacimento oleografico puntando, piuttosto, su un realismo estraneo ad affettazioni e ammiccamenti.


«Tra gli angoli dove l’operosità è l’atout vincente, c’è di sicuro quella piccola porta, fermata come un dagherrotipo della città immortale, che introduce nel negozio di Marinella a piazza Vittoria (che è già Riviera di Chiaia). Cravatte che hanno preso per il collo i potenti del mondo, ma anche quanti sono consapevoli che la forma è sostanza dell’eleganza.»

«Nella grammatica dell’essere, la città distesa come una sirena sul golfo più cantato del mondo è il luogo dove la geografia incontra il piacere, l’allegria, la fanciullezza, ma anche la perdizione, la violenza, il diabolico. È la porta degli Inferi (l’Averno è a qualche chilometro) travestita d’azzurro. È la bellezza minacciata dal fuoco e dalla cenere (il Vesuvio è sullo sfondo). È il sepolcro imbiancato che, grattata via la nobiltà, restituisce la miseria. È la miseria che riabilita la nobiltà degradata a cliché. È il paradiso abitato da diavoli, o più semplicemente da poveri diavoli.»

«Napoli non si nasconde perché non ha niente da nascondere, mostra le ferite come trofei e le bellezze come trucchi.»


Nelle dieci fotografie scattate da Maria Teresa Gargiulo, non vi è traccia del sole che riempie le cartoline di maniera, e neppure degli eccessi da palcoscenico cui Napoli sembra, suo malgrado, condannata in eterno. Ciò che si vede, invece, è il ritratto serioso di una città che nel mettersi in posa resta memore delle sue sventure e accenna un sorriso solo per cortesia. A corredare gli scatti, una serie di citazioni firmate da personaggi illustri - qualcuno forestiero e qualcun altro napoletano autentico - che di Napoli hanno scritto con amore e senza pregiudizi.


«Il mondo non sarà nato a Napoli, ma per ogni napoletano è a Napoli che finirà. Per ricominciare, perché tutto ritorna, nella patria della scienza nuova. E il gioco dei corsi e ricorsi è anche l’anima di Napoli, quando sa farsi paradigma universale.»



 

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